” Andremo in Islanda”.
Fu grazie a queste parole che, quasi per scherzo, io insieme a due ragazze argentine, a marzo 2020 ci dirigemmo in Islanda. Forse però è meglio partire dall’inizio. Nell’estate 2019 vivevo a Siviglia, in Spagna dove trovai lavoro come receptionist in un ostello.
Era un lavoro gratificante, mi permetteva di poter utilizzare tutte le skills che avevo appreso viaggiando durante gli anni, ma soprattutto di poter stare a contatto con viaggiatori provenienti da tutto il mondo. Fu in questa circostanza che conobbi queste due ragazze argentine: Eugenia e Melina. Erano arrivate in Europa con lo scopo di sollecitare un visto lavorativo, che avrebbe permesso loro di poter rimanere in Europa per un anno. Ora non starò qui a spiegarvi tutto il procedimento per poter ricevere tale documento, sta di fatto che dopo aver viaggiato per un breve periodo come turiste, decisero d’ aspettare questo visto stabilendosi in una città (per l’appunto Siviglia) e lavorare come volontarie nell’ostello dove lavoravo io. Fu subito amicizia con loro, nonostante le differenze culturali e linguistiche (per chi non lo sapesse circa il 70℅ della popolazione argentina è d’origine italiana, probabilmente fu proprio per questo che legai molto con loro). Durante il loro soggiorno a Siviglia, tra una “caña” ed alcune “tapas” uscì proprio fuori questo discorso del viaggio in Islanda. A proporlo fu proprio Melina la quale desiderava più di qualsiasi altra cosa riuscire a vedere, prima del suo ritorno in Argentina, l’aurora boreale di conseguenza propose come destinazione l’Islanda. Passarono i mesi e finalmente riuscirono a ottenere i visti, con i quali avrebbero potuto lavorare in Danimarca.
Nel giro di qualche settimana organizzarono il tutto e si trasferirono a Copenaghen.
Nel frattempo io rimasi a lavorare a Siviglia e seppur rimanendo in contatto con loro, non parlammo più di quest’idea. A gennaio 2020, animato da una voglia irresistibile di partire all”avventura, proposi nuovamente alle ragazze di partire con meta L’ISLANDA.
Ambedue accettarono e dopo qualche giorno riuscimmo a organizzarci con i nostri rispettivi lavori. La data prefissata era marzo. Partenza da Copenaghen giorno 3 Marzo direzione Keflavík (un aeroporto a circa 50 km da Reykjavik) e ritorno giorno 7 Marzo sempre da Keflavík direzione Copenaghen. Per quanto mi riguarda dovetti prenotare inoltre un viaggio andata e ritorno, partenza da Malaga (una città a circa 2 ore e mezza da Siviglia) con destinazione la capitale danese. E così facemmo. Ora per quanto riguarda l’organizzazione del viaggio è d’obbligo informarvi che il nostro tempo era molto limitato, appena 3 giorni, per non parlare delle nostre disponibilità economiche. Avremmo dovuto cercare dei modi per visitare l’ isola (o parte d’essa, visto i 3 giorni) senza spendere un capitale. Nei mesi antecedenti alla partenza mi informai il più possibile sul tema, sia per quanto riguarda le cose da vedere, ma soprattutto il modo di raggiungere questi posti, in quanto, come forse già qualcuno di voi avrà avuto maniera di informarsi, tutte le bellezze paesaggistiche e naturali dell’isola sono disseminate lungo la famosa “Golden Circle” una strada che attraversa l’ intera isola. Fu durante le mie ricerche su Google e YouTube che mi imbattei in alcuni video di viaggiatori che prima di me, avevano viaggiato sul suolo islandese. A quanto pare, ma credo che già lo sappiate, il miglior modo per visitare l’ Islanda è affittando una macchina oppure un furgone. Chiariamoci bene: ovviamente non è obbligatorio! Se decidete di stabilire la vostra base a Reykjavik in qualche hotel/ ostello o airbnb, siete liberissimi di farlo. Dalla città partono moltissimi pullman che vi permetteranno di raggiungere i svariati luoghi d’interesse dell’isola. Volendovi dare un consiglio tenete a mente che, non essendo autonomi, sarete sempre soggetti a limitazioni di tempo, che probabilmente vi precluderanno d’ immergervi a fondo in quest’esperienza di viaggio islandese. Tornando a noi, scoprii che a Reykjavik erano disseminate svariate compagnie d’ autonoleggio, le quali fornivano sia macchine che furgoni. La particolarità di questi furgoni è che oltre a guidare, sono arredati nella parte posteriore in modo tale da avere quasi tutti i comfort necessari per un viaggio on the road. Quando parlo di comfort mi riferisco alla presenza di divanetti laterali, una piccola tavola nel centro e non appena dietro i posti a sedere anteriori (guidatore e passeggeri) un piccolo angolo cottura (opzionale) con sistema idraulico e mensole dove riporre le posate e tutto il necessario per cucinare. Inoltre la grande convenienza di questi furgoni è la possibilità di poter dormire, infatti smontando il tavolino, mettendo delle assi tra i due divanetti e posizionando gli schienali su queste assi, è possibile ricreare un letto (N.B le modalità per ricreare il letto variano in base al modello del furgone e da quante persone viaggeranno sul mezzo).
Non preoccupatevi per il freddo! Il furgone generalmente sarà dotato di un sistema di riscaldamento a motore spento (programmabile). Se sarete muniti d’abbigliamento pesante e sacchi a pelo non avrete nessun problema.
La nostra scelta ricadde su uno di questi furgoni. Per quanto mi riguarda, ci affidammo alla compagnia KUKU CAMPERS ma come già detto precedentemente sono molte le compagnie che forniscono questo servizio, tutte fornite di sito internet grazie al quale sarà possibile vedere le disponibilità per date, modelli delle macchine e furgoni, servizi extra e le varie assicurazioni (per quanto riguarda il sito KUKUCAMPERS, fornisce informazioni addizionali su come organizzare il viaggio e link utili riguardo il tempo, strade e camping aperti in quel periodo) e se avete qualche perplessità potete liberamente mandare delle e-mail . Nel giro di qualche ora la compagnia si metterà in contatto con voi per rispondere alle vostre domande. Al momento della prenotazione, dovrete decidere che tipo di veicolo volete, che servizi addizionali aggiungere ma sopratutto di che tipo d’ assicurazione volete usufruire (per i servizi e le assicurazioni non abbiate paura una volta arrivati all’ ufficio di Reykjavik insieme ad un impiegato potrete aggiungere o eliminare dettagli, anche sotto consiglio dell’impiegato stesso).
Questi furgoni possono essere guidati con una semplicissima PATENTE B, l’importante è portarsi dietro questo documento e che sia valido. Inoltre al momento del check-in vi sarà richiesto se a guidare sarà una persona sola o più di una. Inevitabilmente chi guiderà dovrà avere la propria patente e consegnarla al check-in in modo tale da farne una copia che rimarrà alla compagnia. Alla fine prenotammo un furgone Renault a cambio manuale (Diesel) 3 guidatori- 3 posti letto.
Trovato il mezzo, ciò che ci rimase da fare fu organizzare il viaggio: cosa vedere. Questo fu la cosa più semplice, aiutati dal fatto che come già detto, le cose da vedere sono disseminate lungo la “Golden Circle” di conseguenza sbagliarsi risulta parecchio difficile.
Arrivò il giorno della partenza ed in solitaria mi recai a Copenaghen dove alloggiai nell’ appartamento delle mie amiche per una notte. Il giorno seguente tutti insieme partimmo direzione Keflavík.
In questa parte del racconto vorrei dare qualche consiglio: se decidete d’optare per un viaggio on the road di questo tipo, viaggiate leggeri, pochi bagagli. Per quanto confortevole il mezzo sia, lo spazio a disposizione sarà sempre limitato, quindi occhio! Seconda cosa, qualora fosse possibile consiglio di fare una piccola spesa prima d’ arrivare in Islanda, in quanto i prezzi locali sono veramente alti. Arrivammo a Keflavík giorno 3 marzo alle ore 22.30. Essendo che con la compagnia ci eravamo organizzati per essere prelevati (gratuitamente) il mattino seguente all’ aeroporto, decidemmo di “dormire” a Keflavík. Il giorno successivo come da programma venimmo prelevati, insieme ad un altro gruppo, all’ aeroporto e condotti presso l’ufficio della kukucampers a Reykjavik.
Importante: arrivati a questo punto non abbiate paura, lo staff è veramente gentile e sempre pronto ad aiutarvi. Verrà fatto un briefing dove vi verranno illustrati i dettagli della vostra prenotazione e sotto consiglio dell’impiegato stesso vi verrà suggerito se aggiungere o eliminare qualcosa alla vostra prenotazione (anche in base al periodo dell’anno).
State ben attenti al discorso delle assicurazioni!. Per quanto l’Islanda sia un posto incantevole, le condizioni climatiche sono parecchio avverse, di conseguenza è consigliato prendere le adeguate precauzioni assicurative per voi stessi, per il veicolo e per terzi. Revisato tutto, il pagamento verrà effettuato sulla carta di credito inserita durante la prenotazione ed immediatamente dopo vi verrà dato un documento e vi verrà mostrato il veicolo. In questo documento dovrete annotare tutti i vari difetti del mezzo, quanto carburante è presente ed il chilometraggio (consiglio di scattare foto, in modo tale da avere delle prove, dovessero esserci dei problemi). Fatto questo vi verranno date le ultime informazioni utili e vi verranno spiegati alcuni dettagli pratici sul funzionamento del mezzo. A questo punto vi verranno consegnate le chiavi e da li in poi inizierà la vostra avventura. Di seguito il mio itinerario di questo viaggio in Islanda.
 
Itinerario in Islanda di 3 giorni:
 
1° Giorno:
 
Una volta usciti dall”ufficio della kukucampers e preso confidenza con il veicolo, la prima cosa che facemmo fu quella di recarci al supermercato più vicino (proprio al lato dell’ufficio) per comprare i vari alimenti che ci sarebbero serviti durante il viaggio. Terminata la nostra spesa e programmato il navigatore satellitare, ci dirigemmo presso la nostra prima tappa: il parco nazionale di Pingvellir. Una volta immersi nella strada e lasciandoci Reykjavik alle spalle, ci rendemmo conto di quanto selvaggio e incontaminato il
paesaggio islandese fosse. La differenza tra il centro abitato rispetto a tutta l’area incontaminata islandese è veramente palpabile. Raramente troverete nel vostro cammino un gran numero di veicoli anzi, la maggior parte delle volte tutto ciò che troverete di fronte a voi saranno solamente distese di neve, ma anche mandrie di cavalli sparpagliati qua e la. Vi lascio immaginare il grande shock che provai vedendo tutti ciò: agli occhi di un palermitano che vive nel sud della Spagna. Impiegammo circa un ora e mezza per arrivare al parco nazionale. Ciò che rende unico questo posto è l’incontrarsi di due placche tettoniche: quella euroasiatica e americana proprio sulla superficie. Inoltre sarà possibile visitare una piccola cascata lungo questo percorso.
 
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ATTENZIONE: una volta parcheggiato il mezzo sarà doveroso all’uscita pagare il parcheggio onde evitare sanzioni. Questo lo dico perché quasi per errore mi accorsi di questa situazione entrando in bagno (sono quasi certo che da nessuna parte fosse riportata tale informazione). Dopo aver visitato il parco e scattato alcune foto, decidemmo di fare strada direzione Geyser. Impiegammo circa 1 ora per arrivare sul posto. Sicuramente questo è stato uno dei posti più suggestivi che io abbia visto in Islanda. Ero a conoscenza di cosa fossero, un po come tutti, ma mai nella vita avevo potuto ammirare tale evento: un getto d’acqua bollente alto svariati metri. Purtroppo o per fortuna quest’evento è imprevedibile, perciò dovrete aspettare diversi minuti per vedere questi getti. Il più noto tra questi crateri è il famoso Geysir.

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La nostra successiva meta sarebbe dovuta essere la cascata di Gluggafoss, ma essendo già pomeriggio, non sapendo a che ora facesse buio in Islanda e minacciati da una “lieve” tormenta di neve, decidemmo di cambiare i nostri piani e dirigerci verso la tappa finale di quel giorno ovvero la cittadina costiera di Vik y Mirdal. Il viaggio durò circa 2 ore e mezza. Fu abbastanza tranquillo, considerando sempre la tormenta. Arrivammo circa alle 20.00 di sera e decidemmo di sostare presso un’ area di servizio, in modo tale da usufruire dei servizi e comprare qualcosa. Nonostante le condizioni climatiche il posto era veramente bello, in lontananza si riuscivano a intravedere i famosi faraglioni della cittadina e la spiaggia nera, ma quelle avrebbero aspettato l’ indomani. Successivamente cenammo e aspettammo svegli qualche ora per cercare di vedere l’aurora. Purtroppo il tempo non fu dalla nostra parte, per cui decidemmo di riposare dopo un giorno passato sulla strada.
 
2° Giorno
 
Il mattino seguente una volta svegliati e fatta colazione, decidemmo di raggiungere a piedi la spiaggia nera di Vik y Mirdal. Fu una piacevole sorpresa, per due motivazioni: innanzitutto per il contrasto tra la neve bianca, la sabbia nera ed i colori azzurrini del cielo e del mare ma soprattutto per l’ incredibile sensazione di calma e pace che il mare è in grado di comunicare, nonostante le condizioni climatiche e nonostante l’Islanda sia bagnata dall’oceano Atlantico.
 
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Scattata qualche foto decidemmo di metterci in cammino con lo scopo di raggiungere il famoso promontorio di Dyrholaey, dal quale è possibile vedere dall’alto l’incontrarsi tra l’oceano e la spiaggia. Purtroppo a causa di una tormenta di neve decidemmo di non raggiungere più il promontorio causa poca visibilità e strada totalmente coperta dalla neve. Fu così che cambiammo i nostri piani e ci dirigemmo verso la cascata di Skogafoss. Piccola nota: c’è un vecchio proverbio islandese il quale recita “se non ti piace il tempo islandese adesso aspetta 5 minuti, probabilmente peggiorerà “. Una realtà che imparammo velocemente, se pur relativamente graziati dalle condizioni meteorologiche. Il tempo in Islanda è così, cambia radicalmente nel giro di qualche minuto o chilometro, per cui non stranitevi se non riuscirete a vedere determinate tappe che vi eravate prefissati. Raggiungemmo la nostra destinazione nel giro di un oretta/oretta e mezzo e ci imbattemmo in questa maestosa cascata. La particolarità di questo posto è la possibilità di raggiungere la sommità attraverso un percorso abbastanza ripido.
 

 
 
Fate parecchia attenzione, se pur il percorso sia dotato di gradini, questi per la maggior parte saranno ghiacciati e privi di passamano. Aggiungetegli anche la presenza di svariati turisti tutti intenti a non cadere. Quasi sicuramente arrivati a metà strada, incontrando difficoltà a salire (e poi scendere) vi pentirete della scelta fatta, ma posso assicurare che una volta arrivati in cima rimarrete piacevolmente soddisfatti del paesaggio circostante. Terminata la visita ci dirigemmo verso la cascata di Seljalandfos non molto lontana da li. Anche questa molto interessante ma se volete sapere la mia nulla di che.
 

 
Decidemmo di pranzare e successivamente fiduciosi del tempo e avendo studiato le condizioni climatiche dell’isola per quella giornata, decidemmo di prefissare la cittadina di Hella come prossima meta per provare a vedere l’aurora boreale. Purtroppo le nostre ambizioni furono vane in quanto una volta arrivati nella cittadina, e avendo cenato ci rendemmo conto che per il secondo giorno di fila non avremmo visto l’ aurora. Ciò che ci rimase da fare fu di dormire, animati dal fatto che l’indomani sarebbe stato il nostro ultimo giorno utile in Islanda e che avremmo dovuto sfruttarlo al massimo.
 
3° Giorno
 
Ci svegliammo relativamente presto e dopo aver fatto colazione ci incamminammo direzione cascata Gulfoss. Fu durante questo lungo tragitto della durata di 2 ore e mezza che mi accorsi per la prima volta della bellezza paesaggistica dell’Islanda. Infatti la particolarità di questo posto è il susseguirsi continuo di paesaggi montagnosi, boschivi, collinari e costieri. Se pur guidando e seppur il paesaggio fosse per il 95℅ delle volte innevato, iniziai a percepire una sensazione strana, quasi di disagio. Forse per la prima volta nella mia vita mi resi conto di quanto piccoli e insignificanti fossimo nei confronti della natura e di quanto ormai di scenari così incontaminati, il mondo fosse sprovvisto. A darmi conferma di questo mio stato d’ animo fu la cascata stessa, di un’immensità unica.
 

Fu come arrivare ad un santuario o meglio ancora sentire il battito del cuore del pianeta. Tutto li sembra fermo. Non vi è alcun rumore se non quello dell’acqua. Rimasimo diverso tempo a meditare ma purtroppo il tempo ormai non era dalla nostra parte, per cui decidemmo di partire alla volta delle famose terme Blue Lagoon.
Anche questo tragitto fu veramente lungo, probabilmente più di 3 ore, rimarrà per sempre nei miei ricordi a causa della sua strada, la quale ci fece tardare più del dovuto ma soprattutto perché per la prima volta sentii una sensazione di pericolo costante che mi accompagnò fino alle terme. L’unica nota positiva, volendo aggiungerne una, fu il paesaggio costiero roccioso che ci accompagnó per quasi tutto il tragitto. Le sorprese non terminarono li, infatti una volta arrivati alle terme, stanchi di tutte quelle ore di guida, venimmo informati del fatto che solo ed esclusivamente prenotando online sarebbe stato possibile entrare nelle terme e che se avessimo voluto entrare, avremmo dovuto aspettare le 21.00. Ovviamente non entrammo, per cui l’ unica cosa che potemmo fare fu rifocillarci al bar guardando gli altri rilassarsi. Di conseguenza se avete intenzione di passare per le terme Blue Lagoon e non volete fare la nostra stessa fine PRENOTATE PREVIAMENTE!. Abbandonate le terme, l’ultima tappa del nostro viaggio fu Reykjavik, la capitale islandese. Il percorso fu molto più corto, circa 45 minuti di strada e per la prima volta dopo 2 giorni, venimmo travolti da un’ atmosfera di caos e fracasso tipicamente cittadino, seppur la città non sia così grande.
 

Dopo aver parcheggiato, visitato la cattedrale e passeggiato per le sue stradine, decidemmo d’incamminarci direzione aeroporto in quanto avremmo preso il volo per Copenaghen la mattina seguente, mentre per quanto riguarda il furgone lo lasciammo all’ aeroporto secondo direttive della kukucampers. Fu così che terminò il nostro viaggio in Islanda, un’ esperienza unica che porteremo per sempre nel cuore malgrado, tirate le somme, non riuscimmo a vedere l ‘aurora boreale, ragione scatenante di questo viaggio.